Io non scrivo poesie, racconto parole

SINOSSI

Immergersi nel Mondo interiore di Michele Pochiero, è come intraprendere un viaggio dentro lo scrigno dei ricordi che alberga in ognuno di noi. Uno di quei viaggi, dove dall’Io profondo riemergono particelle di vissuto che malinconicamente avvolgono
anima e corpo.
È riduttivo dire che l’autore è un uomo dai grandi sentimenti,
perché in lui, verso dopo verso, si leggono in composto rigore, quasi timoroso di svelare la parte più recondita dell’animo, l’amore per l’Umanità intera.
La gente è spesso troppo presa da se stessa, in un profondo egoismo, come se e da un momento all’altro la vita sfuggisse di mano, dimenticando che invece basta osservare meglio, per accorgersi quanto possono donare gli sguardi della gente. È proprio qui, in questa triste realtà che Michele Pochiero si ribella al male comune, per risvegliare nell’uomo il vero motivo dell’esistenza.
“Svegliati umanità!” sembra voler dire.
Urla composte, ma che esprimono appieno il dolore senza lacrime verso un mondo cieco e sordo.
“Io non scrivo poesie, racconto parole” è il titolo di questa silloge e se sapete leggere bene tra le righe, è proprio questa l’essenza del suo scrivere. Non solo un poeta, ma un cantastorie della vita.
La natura è presente in modo preponderante nelle sue poesie, forse perché l’uomo, nei momenti di introspezione, cerca spiragli di solitudine e la natura, nei suoi naturali silenzi, accompagna i pensieri
e le parole che poi scaturiscono come un fiume in piena.
“Essere tra i pensieri della gente / tra i loro amori, tra i loro odi, /
le loro felicità, le loro amarezze.
Essere come un vascello silenzioso / che solca le onde del pensiero
umano” …. SEGUE